Permacultura

Questo è sicuramente il progetto più ambizioso che ZanzibarHelp ha deciso di intraprendere.

L’obbiettivo è di creare almeno cento orti che saranno coltivati da un consorzio formato da circa 200 contadini, attraverso le tecniche della permacultura.
A Zanzibar, come in gran parte dell’Africa, si coltiva solo utilizzando l’acqua che viene dalle piogge, questo però limita moltissimo il periodo dell’anno infatti l’isola produce, dal punto di vista agricolo, solo il 20% del proprio fabbisogno e copre la restante percentuale importando i prodotti dalla terraferma. Attraverso lo studio e l’applicazione delle tecniche di permacultura,

l’obbiettivo è quello di produrre prodotti agricoli a km zero, in parte destinati ai contadini che lavorano la terra ed in parte al mercato interno dell’isola.

Il termine permacultura deriva da agricoltura permanente che denota un sistema integrato e in evoluzione costituito da piante perenni, o che si autoperpetuano da specie animali utili all’uomo, si tratta in sostanza di un ecosistema agricolo completo. Il termine è volutamente permacultura e non permacoltura perché Bill Morrison, il suo ideatore, sosteneva che

“una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile e un’etica dell’uso della terra”.

ZanzibarHelp grazie allo Shea di Kijini e alla diocesi di Kiboje ha iniziato la preparazione dei primi orti finanziando dove necessario la costruzione di pozzi e l’installazione di pompe per estrarre l’acqua dolce iniziando a costruire una canalizzazione per la distribuzione della stessa acqua.

Sono anche iniziate le lezioni sulle tecniche di permacultura, tenute da Mtumwa, insegnante zanzibarina, laureata in Gestione dell’agricoltura e tecniche di permacultura, presso l’Università di Arusha.

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